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La corretta idratazione nel paziente oncologico

La corretta idratazione nel paziente oncologico

Sebbene il fabbisogno di nutrienti del nostro organismo venga soddisfatto soprattutto attraverso l’assunzione di carboidrati, proteine e grassi dagli alimenti, una componente fondamentale della nostra dieta, senza la quale non sarebbe addirittura possibile la vita, è l’acqua.

Vero e proprio alimento, l’acqua contiene dei microelementi, i sali minerali, essenziali per il corretto funzionamento dell’organismo. L’essere umano è molto sensibile alle variazioni del contenuto di acqua; basti pensare che può sopravvivere 3-4 settimane senza mangiare, ma non più di 3 giorni senza bere.

Mantenere un adeguato livello di idratazione vale in uno stato di salute, ma ancor più in una condizione di malattia come quella tumorale: alcuni sintomi che si possono avvertire durante le terapie oncologiche, come stanchezza, giramento di testa, visione alterata, stitichezza, possono essere infatti spesso provocati anche da uno stato di disidratazione.

L’importanza di una corretta idratazione

L'importanza di una corretta idratazione

L’acqua costituisce una percentuale compresa tra il 55 e l’85% del peso corporeo ed è distribuita tra organi e tessuti. Le sue funzioni sono numerose, tra le quali:

  • svolge un ruolo essenziale nella digestione, nell’assorbimento, nel trasporto e nell’utilizzazione dei nutrienti
  • è necessaria per la maggior parte delle reazioni metaboliche e per la regolazione della temperatura corporea
  • facilita l’eliminazione di numerosi metaboliti e tossine
  • protegge e lubrifica gli organi e le articolazioni
  • è essenziale per la normale funzione cerebrale
  • mantiene elastiche e compatte la pelle e le mucose
  • garantisce la giusta consistenza del contenuto intestinale.

Un’assunzione idrica giornaliera insufficiente può quindi provocare gravi problemi di salute, legati alla funzionalità renale, di tipo metabolico, o dovuti alla tossicità delle sostanze che restano all’interno dell’organismo.

L’effetto della perdita di acqua è la disidratazione che può essere di vari gradi:

  • lieve: si caratterizza con sintomi quali sete, movimenti rallentati, irrequietezza, inappetenza, arrossamenti della pelle, frequenza del polso aumentata, leggera nausea
  • moderata: stordimento, mal di testa, secchezza delle fauci, pizzicori agli arti, parlare confuso, respirazione aumentata, affaticamento
  • severa: delirio, lingua gonfia, contrazioni, sordità, vista confusa, pelle raggrinzita, incapacità di inghiottire
  • grave: shock ipovolemico (causato dalla diminuzione del volume sanguigno), tachicardia, polso debole e rapido, morte.

La disidratazione nel paziente oncologico

La disidratazione nel paziente oncologicoDurante il percorso terapeutico le persone in cura per un tumore possono facilmente incorrere in uno stato di disidratazione, che viene spesso causato da una scarsa sensazione di sete o da una alterazione del gusto a livello palatale (acqua dal sapore “metallico”), o che può dipendere da un’alimentazione non corretta e carente in alimenti come frutta, verdura, legumi, pesce.

Inoltre vi possono essere delle patologie concomitanti a quella tumorale che si associano potenzialmente alla disidratazione, come:

  • diarrea: l’intestino crasso non riesce ad assorbire acqua dagli alimenti digeriti
  • vomito: provoca la perdita di liquidi, difficili da re-introdurre dalla bocca
  • sudorazione eccessiva: porta alla dissipazione di liquidi e sali minerali
  • diabete: livelli elevati di glicemia causano un aumento della minzione ed una perdita di liquidi (poliura) e di zuccheri (glicosuria)
  • febbre: l’aumento della temperatura corporea favorisce la perdita di liquidi soprattutto attraverso la sudorazione
  • terapie farmacologiche concomitanti: diuretici o altri farmaci incrementano l’eliminazione di acqua attraverso le urine.

L’assunzione di tisane può essere utile nel migliorare la sintomatologia di alcuni eventi avversi generati dalle terapie oncologiche, come nausea, inappetenza e mucositi. Una tisana è una preparazione estremamente semplice che consiste nel versare acqua calda sulla droga della pianta, essiccata, sminuzzata e lasciata in infusione per qualche minuto prima di essere filtrata per eliminare i residui vegetali. Nella preparazione delle tisane si possono anche aggiungere zenzero, pepe, curcuma, fettine di mela disidratate o scorze di agrumi bio. In base alla pianta utilizzata otterremo differenti qualità “terapeutiche”:

  • rilassanti: valeriana, tiglio, passiflora, camomilla, melissa, malva, magari associate ad essenze rilassanti come arancio o limone
  • digestive: carciofo, tarassaco, fumaria, boldo, finocchio, zenzero, menta piperita, salvia
  • diuretiche: lavanda, tarassaco
  • sollievo sensoriale e vapori balsamici: timo, mirto, eucalipto, menta, anice stellato
  • emollienti e lenitive: verbasco, piantaggine, malva.

Come valutare lo stato di idratazione

Come valutare lo stato di idratazionePossono essere utili a tale scopo valutazioni semplici come l’osservazione visiva di secchezza delle mucose, pelle non distesa e secca e il controllo del colore dell’urina (da trasparente a giallo chiaro è segno di idratazione corretta, da giallo acceso a giallo scuro è segno di disidratazione), esami di laboratorio delle urine con valutazione del loro peso specifico, oppure esami strumentali come la bioimpedenziometria, in grado di valutare la distribuzione dei liquidi all’interno dell’organismo e ricavare una stima della composizione corporea (massa muscolare e massa grassa).

Oltre all’assunzione di liquidi dall’esterno, uno degli aspetti che determina lo stato di idratazione di una persona è infatti la sua composizione corporea: all’aumentare del grasso corporeo la percentuale di acqua rispetto al peso si riduce e questo avviene, ad esempio, durante l’invecchiamento, in quanto col passare degli anni tende ad aumentare fisiologicamente il tessuto adiposo a scapito della massa muscolare. Con l’avanzare dell'età aumenta quindi il rischio di disidratazione e solo garantendo il corretto apporto d'acqua è possibile aiutare le nostre cellule a “mantenersi” giovani. Inoltre più saremo magri e maggiormente saremo idratati. Non solo: differenze di idratazione possono dipendere anche dal sesso e si evidenziano a partire dall’adolescenza. Il corpo femminile, possedendo maggiori riserve di tessuto adiposo rispetto a quello maschile, ha un contenuto minore di acqua, che deve quindi sopperire con una maggiore assunzione giornaliera di liquidi.

Quanta acqua bere durante la giornata

Quanta acqua bere durante la giornataCome tutte le sostanze chimiche che compongono il nostro corpo, l’acqua viene persa e consumata e deve quindi essere continuamente reintegrata dall’esterno.
Il meccanismo della sete ha però un tempo di risposta ritardato e spesso interviene solo quando la perdita di acqua e già stata tale da provocare i primi effetti negativi. Inoltre, negli anziani e nelle persone sottoposte a trattamenti farmacologici come quelli oncologici, il meccanismo della sete non sempre funziona in maniera adeguata con il rischio di non riuscire a reintegrare adeguatamente e tempestivamente le perdite di acqua e di sali minerali (sodio, cloro, potassio e magnesio).

Un’adeguata assunzione di acqua può essere stabilita mediante l’assunzione calorica giornaliera: una persona che con la dieta assume 1800-2200 Kcal al giorno (fabbisogno energetico medio) dovrà assumere circa 1 ml di acqua per ogni Kcal, quindi circa 2l al giorno.
Per mantenere la giusta idratazione si raccomanda quindi di assumere almeno 1,5-2l di acqua al giorno, in aggiunta alla cosiddetta “acqua biologica” proveniente dai cibi con cui ci alimentiamo.
Se la nostra normale sensibilità non è alterata da abitudini alimentari scorrette, come l’aggiunta eccessiva di sale alle pietanze o il consumo di alimenti particolarmente saporiti, la regolazione dell’assunzione dei liquidi diventa facile ed istintiva.

Situazioni particolari (sport, forte caldo, stato di malattia) possono richiedere apporti ancora più consistenti da concordare con il proprio medico. Ovviamente non bisogna nemmeno esagerare: un'eccessiva idratazione porta a diluire i sali contenuti nel sangue conducendo l'organismo verso l'iponatremia (una concentrazione troppo bassa di sodio nel plasma). Inoltre condizioni cliniche particolari, come ad esempio l’insufficienza renale e l’encefalopatia epatica, richiedono che l’assunzione di liquidi venga concordata e monitorata dal medico specialista.

Quale acqua bere

Quale acqua berePuò essere assunta sia l’acqua del rubinetto che quella imbottigliata, ma è importante conoscerne la qualità e le caratteristiche distinguendo in base al residuo fisso (contenuto di oligoelementi e sali minerali):

  • Acqua minerale leggera: povera in sodio, con contenuto in minerali inferiore a 50 mg/litro. Ottima per la diuresi, è indicata quando vi è necessità di tenere sotto controllo la tendenza a sviluppare calcoli renali, per chi soffre di ipertensione e nell’alimentazione neonatale
  • Acqua oligominerale: ha un residuo fisso inferiore a 500 mg/litro, poco sodio e svolge principalmente azione diuretica. Indicata per tutta la famiglia, da bere preferibilmente durante i pasti
  • Acqua minerale: il residuo fisso è compreso tra 500 e 1000 mg/litro. Il discreto contenuto di sali la rende utile da bere quando si suda molto, in estate o quando si pratica attività fisica
  • Acqua fortemente mineralizzata: il contenuto di sali supera 1500 mg/litro e va assunta esclusivamente in particolari condizioni patologiche determinanti gravi carenze di microelementi, sempre sotto consiglio medico.
In genere dunque non è necessario assumere integratori salini: i sali persi possono essere integrati con acqua e con alimenti come frutta e verdura.

 

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