Dopo decenni di ricerche ha preso il via una fase epocale che vede emergere nuove strategie di terapia oncologica basate sull’attivazione immunitaria e che ha portato allo sviluppo di nuovi strumenti.
La storia dell’Immunoterapia dei Tumori parte da lontano: ripercorriamo insieme le tappe principali ed i suoi protagonisti, dagli albori ai giorni nostri.
Edward Jenner, medico e naturalista britannico noto per l'introduzione del vaccino contro il vaiolo, è considerato “il padre dell’immunologia”.
Emil von Behring (che verrà insignito del primo premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina nel 1901) e Shibasaburo Kitasato scoprono che l'iniezione di tossina difterica in animali produce un siero contenente un'anti-tossina che crea immunità passiva anti-difterite, introducendo così l'uso della siero terapia e dimostrando che l'immunità deve necessariamente sorgere internamente ma può venire trasferita.
William B. Coley, del Memorial Hospital di New York, avvia i primi tentativi di terapia immuno-modulante per il cancro, inoculando colture di risipola, oggi noto come Streptococcus pyogenes. Per questa ragione Coley è considerato il padre dell’immunoterapia dei tumori.
William B. Coley crea una miscela di due batteri - Streptococcus pyogenes e Serratia marcescens - che prenderà in seguito il nome di tossina di Coley. Il suo primo paziente è un giovane uomo con un sarcoma maligno inoperabile. Dopo il trattamento con le tossine batteriche, il paziente ottiene una remissione completa, che durerà fino alla sua morte, 26 anni dopo, dovuta a un attacco cardiaco.
Richard Pfeiffer è ricordato per molte scoperte fondamentali in immunologia e batteriologia, in particolare per il fenomeno della batteriolisi. Pfeiffer dimostra la rapida uccisione di batteri del colera nel siero privo di cellule di cavie immunizzate. Tale scoperta prenderà il nome di batteriolisi o “fenomeno di Pfeiffer".
Il patologo tedesco Paul Ehrlich, nella sua teoria delle catene laterali, anticipa diverse intuizioni importanti, che verranno poi riprese a metà degli anni Cinquanta, tra cui l’ipotesi che gli anticorpi siano recettori preesistenti sulle cellule.
Karl Landsteiner scopre i gruppi sanguigni A, B, e O, aprendo la strada alle trasfusioni di sangue. Il biologo e fisiologo austriaco, naturalizzato statunitense, contribuisce inoltre alla comprensione di come le molecole degli anticorpi si combinino con l'antigene, approfondendo la specificità degli anticorpi a livello chimico. Per questi studi viene insignito del Premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina nel 1930.
Tra il 1901 ed il 1903, Leo Loeb, in Canada e negli Stati Uniti, e Carl Jensen, presso l'Istituto per l'agricoltura e veterinaria a Copenhagen, riescono ad effettuare trapianti di tumori in ratti e topi.
Il chimico e fisisco svedese Svante Arrhenius conia il termine immunochimica ed ipotizza che i complessi antigene-anticorpo siano reversibili.
Paul Ehrlich suggerisce che alcune molecole all’interno dell’organismo siano in grado di combattere i tumori. Il concetto di "sorveglianza immunitaria" e cioè che il sistema immunitario possa avere un ruolo determinante nella soppressione del tumore, a fasi alterne è stato considerato con scetticismo fino al 2001, quando Robert Schreiber, Lloyd Old ed altri forniscono la prova sperimentale definitiva di tale fenomeno.
Albert Coons sviluppa l’immunofluorescenza, tecnica che consente a medici e biologi l’identificazione di specifici antigeni od anticorpi ignoti, la cui controparte nota è variamente legata ad un marcatore.
Jules Freund e Katherine McDermott sviluppano il primo adiuvante, un agente farmacologico o immunologico in grado di modificare l'effetto di altri agenti. Gli adiuvanti possono essere aggiunti ad un vaccino per modificare la risposta immunitaria, stimolando una maggiore quantità di anticorpi ed una protezione maggiore, riducendo così la quantità di materiale estraneo iniettato. Gli adiuvanti possono anche essere usati per migliorare l'efficacia di un vaccino, contribuendo a modificare la risposta immunitaria a particolari tipi di cellule del sistema immunitario. Oggi gli adiuvanti sono una componente fondamentale delle strategie di vaccinazione contro il cancro.
George Snell sviluppa linee di topi congenici - ceppi di animali isogenici tranne che per una particolare espressione genetica stretta e facilmente osservabile - fondamentali nel determinare il complesso maggiore di istocompatibilità (MHC).
Niels K. Jerne pubblica la teoria della selezione naturale nella formazione di anticorpi, segnando l'inizio di una serie di scoperte che portano allo sviluppo della teoria della selezione clonale di produzione di anticorpi da parte di David Talmage e MacFarlane Burnet.
Richmond T. Prehn e Joan Main sviluppano ceppi di topi consanguinei per dimostrare l’esistenza di antigeni tumorali specifici.
Alick Isaacs e Jean Lindenmann scoprono l'interferone, una proteina antivirus prodotta da cellule animali. Vengono identificati tre tipi principali (I, II e III) di interferone. Oltre a combattere le infezioni causate da virus, gli interferoni possono anche combattere i tumori.
Lloyd J. Old e Baruj Benacerraf dimostrano che il bacillo di Calmette e Guérin (sigla BCG), microrganismo attenuato utilizzato come vaccino contro la tubercolosi, inibisce la crescita tumorale nei topi. Il vaccino BCG è oggi ampiamente utilizzato come trattamento di prima linea per il carcinoma superficiale della vescica.
Basandosi sul lavoro di Richmond Prehn, George Klein, Hans-Olof Sjogren, Eva Klein e Karl Erik Hellstrom del Karolinska Institute di Stoccolma, conducono esperimenti sui topi e giungono a fornire ulteriori prove circa il fatto che i tumori possono essere rilevati dal sistema immunitario e che le risposte messe in atto sono di tipo protettivo e specificamente antitumorali. Sempre presso la stessa università svedese, L. Révész riferisce di ulteriori esperimenti che forniscono la prova di specifici antigeni tumorali.
Ion Gresser riferisce che i globuli bianchi chiamati leucociti producono interferone.
Presso il laboratorio di Werner Henle, Kari Cantell ed altri colleghi riescono per la prima volta a dimostrare un effetto citotossico non antivirale da parte dell’interferone, suggerendo che l'interferone è in grado di eliminare cellule non infettate da virus, come le cellule tumorali.
Niels K. Jerne e Albert Nordin sviluppano una tecnologia in vitro per il conteggio di cellule che formano anticorpi. Tale tecnologia continua a costituire la base per gli attuali test immunologici, come ELISPOT (acronimo di Enzyme-linked ImmunoSPOT ). Oggi ELISPOT, che misura la risposta di cellule T antigene-specifiche, è uno strumento indispensabile per il monitoraggio immunologico in studi clinici di vaccini contro il cancro e immunoterapie.
Garry Abelev, assieme ad altri colleghi, riferisce la scoperta che le alfa fetoproteine (AFP, o proteine oncofetali ,OFA) possono agire come marker sierologici per il cancro del fegato e per le cellule germinali dei tumori.
Sir Anthony Epstein, Bert Achong e Yvonne M. Barr identificano un nuovo herpesvirus, successivamente denominato virus di Epstein-Barr (EBV), all’interno di cellule coltivate in vitro di linfoma di Burkitt. Poco dopo, assieme a Gertrude e Werner Henle, Sir Anthony Epstein isola anche l'agente del linfoma di Burkitt, segnalando che si tratta di un nuovo membro della famiglia dell’herpesvirus umano, dimostrando per la prima volta il legame tra virus e cancro.
E. Federick Wheelock scopre un nuovo inibitore di virus, oggi noto come interferone gamma, prodotto dai leucociti in risposta alla fitoemoagglutinina (PHA).
Peyton Rous e Charles Huggins vengono insigniti del premio Nobel per aver rispettivamente scoperto i virus tumorali ed il controllo ormonale del carcinoma della prostata.
Herbert Oettgen riferisce il primo trattamento con L-asparaginasi su pazienti affetti da leucemia linfoblastica acuta.
Ted Boyse e Lloyd J. Old individuano gli antigeni Ly (inizialmente chiamati LY-A e LY-B ed in seguito rinominati Ly-1, Ly-2, e Ly-3), i primi antigeni di superficie delle cellule in grado di distinguere cellule normali di diversi ceppi, introducendo per la prima volta il concetto di antigeni di superficie delle cellule (antigeni di differenziazione). Tale scoperta ha portato direttamente alla classificazione CD (cluster di differenziazione) e all'impiego dei marcatori di superficie delle cellule per distinguere e classificare le cellule normali e quelle maligne.
Lloyd J. Old, assieme a Eiichi Nakayama, scopre l'antigene LY-B / Ly-2, in seguito ribattezzato CD8. Le cellule CD8, note come cellule T killer, sono le cellule protagoniste della risposta immunitaria adattativa e sono in grado di uccidere direttamente le cellule estranee e pericolose, incluse le cellule tumorali.
Donald Morton riferisce una significativa regressione tumorale in pazienti affetti da melanoma a seguito della somministrazione di Bacillus Calmette-Guerin (BCG).
Richard K. Gershon e Kazunari Kondo dimostrano il ruolo delle cellule T, i linfociti T-suppressor, nell’induzione della tolleranza immunologica.
In questi anni la comunità scientifica assume piena consapevolezza circa il ruolo e le potenzialità dell’immunoncologia come nuovo strumento terapeutico che va ad affiancarsi alla chirurgia, alla chemioterapia, alla radioterapia ed alle terapie biologiche nella cura delle neoplasie.
Rodney Porter e Gerard Edelman condividono il premio Nobel per la Medicina per gli studi sulla struttura chimica delle molecole anticorpali, scoprendo che gli anticorpi hanno tutti una costituzione principale comune, nella quale si discerne una porzione immutabile ed una mutabile; quest'ultima determina l'alta specificità di queste proteine anticorpali.
Zanvil Cohn e Ralph Steinman, premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina nel 2011, identificano per la prima volta le cellule dendritiche, specializzate nella cattura degli antigeni ed aventi un ruolo fondamentale nell’ immunità adattativa.
Osias Stutman riferisce che i topi immunosoppressi, cioè con sistema immunitario inibito, non avrebbero maggiori probabilità di sviluppare il cancro rispetto ai topi normali, suggerendo quindi che il sistema immunitario non sarebbe in grado di conferire alcuna protezione. Il rapporto di Stutman discredita la teoria secondo cui il sistema immunitario giocherebbe un ruolo fondamentale nella sorveglianza contro i tumori e, con essa, la premessa fondamentale dell’immunologia dei tumori.
In Svezia Rolf Kiessling, Eva Klein e Hans Wigzell identificano nei topi le cellule natural killer (cellule NK o linfociti NK), particolarmente importanti nel riconoscimento e nella distruzione di cellule tumorali e infette da virus. Due mesi più tardi, Mikael Jondal riferisce l'identificazione delle cellule NK anche nell’uomo.
Georges Kohler e César Milstein sviluppano una tecnica per produrre cellule ibride, gli ibridomi, deputate alla produzione di anticorpi monoclonali.
Francis W. Ruscetti, Doris Morgan e Robert C. Gallo scoprono nei topi il fattore di crescita delle cellule T (TCGF), in seguito ribattezzato interleuchina-2 (IL-2), rendendo possibile la crescita di linfociti normali a lungo termine. Questa scoperta permetterà di isolare i linfociti T e di studiarne i virus che li riguardano.
Viene avviato il primo trial clinico di somministrazione di interferone alfa a 14 pazienti malati di cancro, la prima sperimentazione umana di una terapia biologica per il cancro condotta da Jordan U. Gutterman presso l’MD Anderson Hospital e Tumor Institute (ora MD Anderson Cancer Center) di Houston,Texas.
James P. Allison, Bradley W. McIntyre e David Bloch riferiscono la prima descrizione biochimica del recettore delle cellule αβ-T.
Steven A. Rosenberg descrive per la prima volta le cellule LAK, facenti parte del sistema immunitario e che sostanzialmente rappresentano la forma attivata delle cellule NK (Natural Killer). L’attivazione rende queste cellule estremamente efficaci nella loro attività distruttiva: ad esempio, cellule tumorali non sensibili alle normali cellule killer naturali possono venir disgregate dalle LAK.
Ronald Levy riferisce il primo trattamento di successo su un paziente con un anticorpo monoclonale contro l'idiotipo di un linfoma a cellule B. Ciò conduce allo sviluppo della molecola rituximab come antineoplastico.
Thierry Boon e colleghi del Ludwig Institue for Cancer Research di Bruxelles mettono a punto un nuovo metodo per identificare due principali categorie di antigeni tumorali che inducono una risposta dei linfociti T in pazienti affetti da melanoma.
Un team di ricercatori, composto da Philippa Marrack, John Kappler e James P. Allison, fornisce la prova conclusiva per l'identificazione del recettore per l'antigene delle cellule T (TCR).
Il Cancer Research Instiute di New York assegna a Richard K. Gershon il “Coley Award” per gli studi effettuati sul ruolo dei linfociti T (di origine timica) nell’induzione della tolleranza immunitaria. Le sue ricerche portarono all’identificazione delle sottopopolazioni cellulari T, come i linfociti T helper, la cui funzione è quella di attivare le cellule B (linfociti di origine midollare), i linfociti T suppressor, che inibiscono la risposta immunitaria, e i linfociti T citotossici, che attaccano direttamente i tumori e gli organi trapiantati.
Harald Zur Hausen identifica nel Papilloma virus umano l’agente causale del tumore della cervice, portando allo sviluppo di vaccini preventivi per il cancro del collo dell'utero.
Alcuni ricercatori dimostrano che l’interleuchina 2 (IL-2) è anche un fattore di crescita per i linfociti B e stimola quindi il sistema immunitario a combattere contro le infezioni e contro le cellule neoplastiche.
I geni umani per il fattore di necrosi tumorale (TNF-alfa) e per il fattore di crescita trasformante (TGF- beta), identificati per la prima volta nel 1975 da Lloyd J. Old ed Elisabeth A. Carswell, vengono clonati.
Edward Creagan e John M. Kirkwood iniziano i primi esperimenti con interferoni ricombinanti per la cura del melanoma.
Lloyd J.Old, Herbert F. Oettgen e Alexander Knuth conducono i primi esperimenti clinici che dimostrano che i linfociti T possono essere “addestrati” a riconoscere ed attaccare un tumore.
Presso il laboratorio di Richard A. Axel alcuni ricercatori, tra cui Leonard Chess e Dan Littman, riescono a clonare i geni per il CD4 [i] e CD8 [ii], proteine di superficie delle cellule T.
Rik Derynck ed alcuni colleghi riescono a identificare e clonare il fattore di crescita trasformante beta (TGF-beta).
Bruce Beutler ed Anthony Cerami forniscono la prima dimostrazione del ruolo del fattore di necrosi tumorale nella patogenesi del cancro.
Susumu Tonegawa, Leroy Hood ed altri colleghi riferiscono circa l'organizzazione dei geni delle immunoglobuline, dimostrando come differenti modelli anticorpali possano essere prodotti da un numero così limitato di geni. Queste intuizioni si dimostrano di fondamentale importanza per la comprensione della struttura e della formazione del recettore delle cellule T.
Steven A. Rosenberg e colleghi riferiscono che il trattamento con alte dosi di cellule IL-2 (interleuchina 2) e LAK (Lymphokine Activated Killer cells) provoca la regressione di metastasi in pazienti affetti da melanoma e da carcinoma alle cellule renali, descrivendo così per la prima volta il processo di regressione del cancro negli esseri umani basato sull’immunoterapia.
Steven Rosenberg assieme ad alcuni colleghi rilevano risposte antitumorali in 3 pazienti su 10 trattati con alte dosi di interleuchina 2 (IL-2).
Larry Samelson fornisce la prima dimostrazione che il recettore dei linfociti (TCR) è accoppiato alle vie della tyrosine kinase pathways, concetto oggi ritenuto valido per tutti gli immunorecettori.
Timothy Mosmann e Robert Coffman propongono il modello Th1 / Th2 della funzione delle cellule T helper. Le cellule Th1 producono l'interferone-gamma, che svolge un ruolo importante nella immunità antitumorale e nella difesa contro gli agenti patogeni intracellulari, mentre le cellule Th2 producono IL-4, IL-5 e IL-13, che proteggono contro le infezioni e aiutano la risposta da parte degli anticorpi.
Greg Winter produce il primo anticorpo umanizzato, sostituendo le regioni complementari in un anticorpo umano con quelle di un topo. Winter sviluppa inoltre le tecniche per umanizzare totalmente anticorpi per uso terapeutico.
Harald von Boehmer, Rose Zamoyska e Michael Steinmetz dimostrano che il corecettore CD8 è attivamente coinvolto nel processo di riconoscimento dell'antigene da parte delle cellule T killer.
Viene individuato il CTLA-4 (Cytotoxic T-Lymphocyte Antigen 4), un recettore proteico di membrana espresso dai linfociti T citotossici.
Marc Jenkins e Ron Schwartz forniscono la prima descrizione di una forma antigene-specifica di anergia delle cellule T.
Steven A. Rosenberg e colleghi attuano il primo trattamento con linfociti autologhi infiltranti il tumore in combinazione con interleuchina 2 (IL-2), ottenendo regressione tumorale in 9 pazienti su 15 affetti da melanoma.
Steven A. Rosenberg conduce uno test su 157 pazienti affetti da tumore in stadio avanzato e trattandoli con cellule LAK e interleuchina 2 ottiene 9 regressioni complete e 20 riduzioni significative (50% o più).
Susumu Tonegawa riceve il premio Nobel per la fisiologia e la medicina per aver scoperto il principio genetico per la generazione della diversità anticorpale.
David Vaux, Suzanne Cory e Jerry Adams forniscono la prova che la sopravvivenza delle cellule è indipendente dalla proliferazione cellulare e che la morte delle cellule danneggiate, così come la loro eccessiva proliferazione, è fondamentale nello sviluppo dei tumori.
Il CTLA-4 (Cytotoxic T-lymphocyte associated Antigen-4), molecola costimolatoria che partecipa all’interazione fra linfociti T e cellule APC, viene per la prima volta clonata.
Bert Vogelstein ed alcuni colleghi scoprono che mutazioni del gene P53 svolgono un ruolo determinante nello sviluppo di molte delle più diffuse forme tumorali.
Giorgio Trinchieri ed il suo team del Wistar Institute di Philadelphia scoprono l’ interleuchina-12 (IL-12), citochina in grado di aiutare il sistema immunitario aumentando la resistenza nei confronti delle infezioni e del cancro.
Zelig Eshhar e colleghi utilizzano per la prima volta il metodo T-body per reindirizzare le cellule T in modo da riconoscere ed attaccare le cellule tumorali.
Thierry Boon e Etienne De Plaen clonano il gene che codifica l'antigene riconosciuto dai CTL e dimostrano che l’antigene tumorale è creato da un punto di mutazione. Assieme a Christophe Lurquin, dimostrano inoltre che i CTL sono in grado di riconoscere il peptide che trasporta il residuo mutato. Ciò dimostra per la prima volta il ruolo fondamentale svolto dal sistema immunitario per preservare l'integrità del genoma, portando al concetto che le cellule che producono mutazioni sono immunogeniche. L’opera di questi scienziati ha inoltre condotto allo sviluppo della tecnologia successivamente utilizzata per la clonazione degli antigeni tumorali umani riconosciuti dai CTL.
Carl June, Craig B. Thompson e colleghi dimostrano il ruolo della proteina CD28 nella costimolazione dei linfociti T.
Christopher E. Rudd e Stuart F. SIhlossman identificano gli iniziatori biochimici di attivazione delle cellule T, i complessi CD4- e CD8-p56lck.
Bert Vogelstein ed altri colleghi riferiscono che le mutazioni del gene p53 svolgono un ruolo determinante nello sviluppo di molti tumori umani comuni.
Charles Janeway introduce l'ipotesi secondo cui alcuni componenti del sistema immunitario, in particolare le cellule dendritiche che presentano l'antigene, necessiterebbero di stimoli microbici contenuti in adiuvanti per attivarsi ed acquisire la capacità di indurre risposte efficaci da parte dei linfociti antigene-specifici. Senza tale attivazione, il sistema immunitario ignorerebbe o addirittura tollererebbe gli antigeni. Infine viene suggerito che le caratteristiche conservate da un punto di vista evolutivo di profili molecolari associati a patogeni vengano rilevate dal sistema immunitario attraverso una rete di recettori specifici chiamati PRR (Pattern Recognition Receptors).
Don Hunt e Victor Engelhard riferiscono la prima caratterizzazione dei peptidi da una molecola appartenente alla famiglia di geni MHC di classe I mediante spettrometria di massa.
Arthur Weiss e colleghi riportano la scoperta della proteina ZAP-70, normalmente espressa nei linfociti T (e fondamentale per l'iniziazione dei segnali T-associati) e nelle cellule NK.
Ferdy Lejeune e colleghi riferiscono il primo studio di perfusione locoregionale con fattore di necrosi tumorale in pazienti con melanoma e sarcoma.
Lloyd Old, Thierry Boon e colleghi riferiscono di aver sviluppato un modello murino secondo il quale il rilascio del fattore di necrosi tumorale da parte delle cellule T potrebbe permettere un riconoscimento specifico delle cellule T, agevolando così la clonazione di antigeni tumorali umani.
Xin Yuan Fu e James E. Darnell Jr. annunciano la scoperta della famiglia di geni STAT e la clonazione delle prime due proteine del gruppo, STAT1 e STAT2. La scoperta della via di segnalazione cellulare STAT è una scoperta scientifica di fondamentale importanza, essendo coinvolta nel controllo dell’immunità, dello sviluppo e della patogenesi del cancro.
James Allison contribuisce a chiarire i meccanismi di segnalazione CD28/CTLA-4 e identifica una molecola in grado di inibire l’attivazione delle cellule T se associata ad alcuni tipi di cellule del cancro.
Jeffrey Bluestone e colleghi forniscono la prima dimostrazione dell’induzione della tolleranza da blocco della costimolazione. Questi studi, che mostrano gli effetti funzionali di CTLA-4 Ig come potenziale tollerogeno, ha portato alla scoperta di CD86 e allo sviluppo di immunosoppressore ad azione selettiva abatecept.
Theodore S. Jardetzky e altri identificano la struttura cristallina tridimensionale del complesso maggiore di istocompatibilità (MHC) di classe II in presenza di un superantigene.
Drew Pardoll, Glenn Dranoff, Elizabeth Jaffee, Hyam Levitsky, e altri dimostrano che un vaccino costituito da cellule tumorali irradiate e geneticamente modificate per produrre il fattore di crescita GM-CSF (fattore stimolante le colonie di granulociti-macrofagi) indurrebbe immunità tumorale in modelli murini. Tale vaccino diverrà successivamente noto con il nome di GVAX.
Giorgio Parmiani è il primo a dimostrare in modo inequivocabile che gli antigeni del melanoma umano riconosciuti dalle cellule T includono molecole appartenenti alla normale famiglia dei melanociti. Questi antigeni vengono definiti da un punto di vista molecolare l'anno successivo sia da Steve A. Rosenberg (MART-1) presso il National Cancer Institute, che da Thierry Boon (Melan-A) presso il Ludwig Institute for Cancer Research di Bruxelles. Tali importanti scoperte troveranno impiego nel trattamento immunoterapico del melanoma.
Kenneth M. Murphy e Anne O'Garra scoprono che le cellule dendritiche e i macrofagi sono necessari affinché i T-helper 1 (Th1) possano attivare linfociti T CD4 +.
Vincent Brichard, Thomas Wölfel e Thierry Boon identificano il primo antigene tumorale CTL-definito derivato dalla proteina tirosinasi, enzima specifico di cellule in circolazione del melanoma.
Lorenzo Moretta e colleghi riferiscono la scoperta dei primi recettori inibitori espressi sulla superficie delle cellule natural killer NK.
Alan Houghton, Carl F. Nathan e colleghi forniscono la prima dimostrazione che il trattamento con anticorpi monoclonali può portare a risposte tumorali riproducibili in pazienti oncologici con tumori solidi.
Antonio Lanzavecchia scopre che un’efficace presentazione dell’antigene solubile da parte delle cellule dendritiche umane coltivate è assicurata dal fattore di crescita dei granulociti e dei macrofagi (GM-CSF Granulocyte-Macrophage Colony-Stimulating Factor) più interleuchina 4 (IL-4) e ridotta dal fattore di necrosi tumorale alfa.
John J. O'Shea e colleghi scoprono che la JAK-3 (un nuovo membro della famiglia di tirosin-chinasi non recettoriali coinvolte nella trasduzione del segnale mediato da numerose citochine, implicate a vario titolo nella maturazione e differenziazione delle cellule ematopoietiche e nella regolazione del sistema immunitario) è accoppiata al recettore dell'interleuchina 2 (IL-2R) nelle cellule T nel sangue umano periferico e nelle cellule natural killer. L’interazione con l’interleuchina 2 (IL-2) porta alla fosforilazione e all'attivazione di JAK-3.
Ralph Steinman e Nina Bhardwaj scoprono il sottoinsieme delle cellule dendritiche plasmacitoidi (pDC) nel sangue.
Benoit Van den Eynde, Pierre van der Bruggen, Béatrice Gaugler e Thierry Boon sperimentano la vaccinazione di pazienti affetti da melanoma metastatico con un peptide antigenico codificato dal MAGE-3 e presentato da HLA-A1. La vaccinazione con la proteina MAGE-A3 rivela un elevato potenziale terapeutico e resta al centro di numerosi trial clinici negli anni a seguire.
James Darnell, George Stark e Ian Kerr riportano studi che dimostrano l'importanza dell’interferone per chiarire il traffico del segnale dalla superficie cellulare al nucleo.
Il team guidato da Thierry Boon identifica nuove famiglie di geni della linea cancro-germinale: MAGE, BAGE e GAGE. Questi geni , espressi in molte forme tumorali, sono silenti nei tessuti normali tranne che nelle cellule germinali maschili. Molti di loro codificano gli antigeni tumorali riconosciuti dai linfociti T.
Albert Bendelac scopre i linfociti NKT, che possiedono caratteristiche ascrivibili sia alla popolazione T che alla popolazione NK. I linfociti NKT infatti esprimono recettori per l'antigene del tipo αβ come i linfociti T, tuttavia, a differenza di questi, il recettore non è generato per ricombinazione somatica ma dalla linea germinativa, esattamente come quelli dei linfociti NK.
Paul Rothman dimostra il ruolo della via metabolica JAK-STAT nella segnalazione dei tumori maligni.
Marie Marchand e Thierry Boon riferiscono i primi casi clinici di regressioni di metastasi del melanoma a seguito di vaccinazione con un peptide MAGE-A3. Ulteriori casi verranno riportati pochi anni più tardi, confermando tali risultati clinici positivi.
Gary Koretsky ed alcuni colleghi riferiscono la scoperta della proteina adattatrice citosolica SLP-76.
Shimon Sakaguchi descrive le cellule Treg naturali CD4+ e CD25+ ed il loro ruolo di immunosoppressori.
La tretinoina, acido retinoico derivato dalla vitamina A, viene approvato dalla Food and Drug Administration per il trattamento della leucemia promielocitica acuta.
John M. Kirkwood riferisce di aver ottenuto significativi miglioramenti, sia in termini di sopravvivenza che di recidiva, in pazienti affetti da melanoma e trattati con interferone alfa-2b ad alto dosaggio.
I tedeschi Elke Jaeger, Dirk Jaeger, Julia Karbach ed Alex Knuth riscontrano un’accresciuta risposta immunitaria con il fattore stimolante le colonie granulocitarie-macrofagiche (GM-CSF).
James P. Allison e Matthew Krummel dimostrano che un anticorpo monoclonale diretto contro la molecola CTLA-4 in un modello murino di melanoma può portare a una risposta di rigetto tumorale e che tale risposta immunitaria si ripete anche nel caso di una seconda esposizione alle cellule tumorali.
Anjano Rao e colleghi evidenziano che nei topi il fattore di trascrizione NFAT1 (Nuclear Factor of Activated T cells) esercita un’influenza negativa sul meccanismo di risposta immunitaria.
La Food and Drug Administration approva topotecan per il trattamento del cancro ovarico metastatico e irinotecan per il carcinoma metastatico colorettale.
Ira Mellman, Ralph Steinman, Shannon Turley ed Antonio Lanzavecchia forniscono la prima chiara dimostrazione che la maturazione delle cellule dendritiche avviene in risposta a prodotti microbici o a mediatori pro-infiammatori, attivando la loro capacità di presentare ed elaborare l'antigene. Mostrando che i ligandi associati con l'immunità innata attivano le cellule dendritiche per avviare le risposte delle cellule T, questo lavoro fornisce il fondamentale anello mancante tra risposte immunitarie innate ed adattative.
Frank Mercurio e Anjana Rao riferiscono la clonazione di IκB chinasi IKK-1 ed IKK-2, essenziali regolatori del fattore di trascrizione NFκB.
Yasuaki Tamura dimostra che un complesso peptide-proteina consistente di 96 kDa heat shock protein (Hsp) può essere impiegato come vaccino per trattare un’ampia gamma di tumori nei topi.
La Food and Drug Administration approva due nuovi anticorpi monoclonali: rituximab, che ha come bersaglio la proteina CD20, per il trattamento del Linfoma non Hodgkin delle cellule B e daclizumab, primo anticorpo monoclonale umanizzato.
Alcuni ricercatori di Francoforte, tra cui Elke Jaeger, Dirk Jaeger, Julia Karbach, e Alex Knuth forniscono la prima dimostrazione di immunoselezione in vivo in presenza di CTL antigeni tumore-specifici.
Yongwon Choi, Ralph Steinman e altri identificano un nuova famiglia di recettori del fattore di necrosi tumorale, inizialmente chiamata TRANCE e successivamente rinominata RANKL , dimostrandone il ruolo nel sistema immunitario e nell’osso, come pure nel tumore osseo e nel mieloma multiplo.
Richard Flavell dimostra che i fattori di trascrizione GATA3 e STAT6 inducono la differenziazione dei linfociti TCD4+ naive in linfociti Th2 e, stimolando la produzione di Il-4, amplificano ulteriormente la risposta Th2.
Charles A. Janeway e Ruslan Medzhitov dimostrano che il recettore di tipo Toll TLR 4 può mediare la risposta immunitaria.
Hsiou-Chi Liou e colleghi scoprono che la proteina c-Rel è essenziale per la sopravvivenza dei linfociti B e per la progressione del ciclo cellullare e che ha un ruolo fondamentale nell’attivazione e nella proliferazione dei linfociti T.
Abraham Kupfer descrive la struttura tridimensionale dei cluster di attivazione supramolecolare (SMAC - SupraMolecular Activation Cluster), interfaccia tra una cellula che presenta l'antigene e un linfocita, che verrà successivamente chiamata sinapsi immunologica ed ulteriormente approfondita da Arash Grakoui, Michael Dustin, Paul Allen e Andrey Shaw.
Vincenzo Cerundolo, Pedro Romero e colleghi dimostrano che, a differenza di CTL virus-specifici, la più alta frequenza di linfociti T tumore-specifici può essere trovata nei linfonodi infiltrati. Estendendo tali studi a pazienti affetti da vitiligine ed utilizzando tetrameri MHC di classe I, dimostrano poi che i linfociti del sangue periferico presentano un’elevata frequenza di linfociti T citotossici dotati delle molecole dell’homing cutaneo specifici per i melanociti. Questi risultati mostrano l'interfase tra immunità tumorale ed autoimmunità, dal momento che molti antigeni tumorali sono co-espressi da cellule normali e cellule tumorali.
Haruo Ohtani ed il suo team presso la Kitasato University School of Medicine pubblica uno studio che dimostra la correlazione tra presenza di linfociti T CD8+ tumore infiltranti e prognosi di cancro al colon. In particolare, gli scienziati giapponesi riferiscono come la concentrazione di linfociti T CD8+ all’interno del tumore correli con la sopravvivenza, diversamente dell’ accumulo delle stesse cellule nell’area periferica.
Ellis L. Reinherz e colleghi determinano la struttura cristallina del recettore dei linfociti T in complesso peptide-molecole MHC di seconda classe.
James N. Ihle e colleghi provano che le proteine Stat5 sono fondamentali nel mediare il signaling di IL-2 nei linfociti.
Eiichi Nakayama e colleghi riferiscono circa il coinvolgimento delle cellule T regolatorie (Tregs) nella risposta immunitaria.
Tasuku Honjo e colleghi dimostrano che i topi knockout per la proteina PD-1 sviluppano una sindrome autoimmune, suggerendo che il recettore PD-1 è un checkpoint immunitario.
Vengono identificati due nuovi ligandi per la proteina PD-1: si tratta della proteina B7-H1, anche chiamata PD-L1 B7 e scoperta da Lieping Chen and Tasuko Honjo, e della proteina B7-DC, o PD-L2, scoperta da Drew Pardoll and Tasuko Honjo.
Imatinib mesilato si dimostra efficace per il trattamento della leucemia mieloide cronica (LMC). Si tratta del primo farmaco anti-cancro ideato e diretto specificamente contro la proteina anomala che causa un particolare tipo di tumore umano (la LMC in questo caso). Questo esempio dimostra come la conoscenza delle lesioni genetiche che danno origine ai diversi tumori sia un indispensabile prerequisito per lo sviluppo di terapie efficaci.
La Food and Drug Administration approva alemtuzumab, anticorpo monoclonale umanizzato per il trattamento della leucemia linfatica cronica.
Michael O’Donell riferisce circa l’efficacia della combinazione di interferone alfa 2b con vaccino BCG bacillo di Calmette e Guérin) in pazienti affetti da carcinoma della vescica refrattario.
David Raulet e Lewis Lanier, separatamente, mostrano che le cellule tumorali che esprimono ligandi per le cellule natural killer attivando il recettore NKG2D vengono distrutte dalle cellule natural killer in vivo, scoprendo così un nuovo meccanismo di riconoscimento delle cellule tumorali da parte delle cellule natural killer.
Mark J. Smyth ed altri ricercatori forniscono la prima dimostrazione circa il ruolo critico del fattore di necrosi tumorale-alfa-relativo Apoptosis-Inducing Ligand (TRAIL - tumor necrosis factor-related apoptosis-inducing ligand) nell’immunosorveglianza tumorale.
La teoria della immunosorveglianza viene riproposta attraverso le pubblicazioni di Robert D. Schreiber, Lloyd J. Old e Mark J. Smyth, che dimostrano come i topi privi di interferone-gamma, recettore di IFN-gamma, cellule produttrici di IFN-gamma, o perforina, sono maggiormente esposti ai linfomi a cellule B. Questi studi contribuiranno a rafforzare l'importanza del sistema immunitario in relazione allo sviluppo del cancro, rilanciando la teoria dell’immunosorveglianza.
I pazienti con polimorfismo del recettore Fc mostrano risposte cliniche superiori agli anticorpi monoclonali specifici CD20 e EGFR, il che indica che le risposte immunitarie mediate dal recettore Fc sono decisive per l’attività anti-tumorale.
Pramod Srivastava, Giorgio Parmiani, Michele Maio e colleghi riferiscono che il vaccino con proteina dello shock termico gp96 suscita regressione nei pazienti con melanoma al IV stadio, senza alcun tipo di evento avverso immuno-correlato.
Vincenzo Cerundolo e colleghi riportano un’analisi strutturale, cinetica e funzionale circa il legame lipidico delle molecole CD1. Per avere informazioni circa struttura e funzione delle molecole CD1, i ricercatori applicano due nuovi protocolli reversibili riuscendo a sciogliere la struttura cristallina delle molecole CD1b con differenti antigeni lipidici e molecole CD21d potenziate con cellule T Natural Killer agoniste dell’alphaGalactosylCeramide. Queste strutture chiariscono per la prima volta i meccanismi di legame con il ligando di CD1b attraverso una rete di quattro canali idrofobici interconnessi, che forniscono un unico sistema adattabile necessario per presentare un ampio range di ligandi e la capacità delle molecole CD1d di subire cambiamenti di conformazione.
Larry Samelson e colleghi descrivono il signaling di microcluster contenenti il recettore della cellula T (TCR) con gli enzimi di signaling e le molecole adattatrici.
Alcuni ricercatori dimostrano che l'interleuchina 2 (IL-2) è un potente stimolatore delle cellule T regolatorie. La citochina agisce come segnale di attivazione per lo sviluppo, la sopravvivenza e l'espansione delle cellule T regolatorie che abbassano le risposte linfocitarie autoreattive, prevenendo così anemia, infiammazioni intestinali e altre complicanze.
Due differenti studi mostrano per la prima volta che l’immunoterapia adattativa con cellule T prelevate dai pazienti, rese capaci di riconoscere specifici antigeni allo scopo di aggredirli, una volta re-iniettate nei pazienti, produce regressioni tumorali in pazienti con melanoma avanzato.
Il “Journal of Clinical Oncology” pubblica le prime sperimentazioni cliniche sull’utilizzo di anticorpi monoclonali per indurre il blocco di CTLA-4 nei pazienti con melanoma.
La Food and Drug Administration approva un anticorpo monoclonale legato ad un radionuclide (ibritumomab tiuxetano) per il trattamento di alcune forme di cellule B di linfoma non Hodgkin. L'anticorpo si lega all'antigene CD20 che si trova sulla superficie delle cellule B sane e tumorali ma non sui precursori di queste. L'isotopo radioattivo legato all'anticorpo uccide le cellule cui si lega e quelle circostanti. Inoltre, lo stesso anticorpo può innescare la morte cellulare cellulo-mediata citotossicca anticorpo-dipendente (ADCC), la citotossicità complemento-dipendente (CDC), e l'apoptosi. Queste azioni eliminano le cellule B dall'organismo affetto da linfoma non Hodgkin, permettendo lo sviluppo di una nuova popolazione di cellule sane B.
George Coukos e colleghi forniscono per la prima volta dati che indicano una relazione tra immunità tumorale ed outcome in pazienti affetti da tumore ovarico, segnalando che la presenza di linfociti infiltranti il tumore primario è strettamente correlata con la sopravvivenza del paziente.
Un anticorpo specifico anti CTLA-4 induce regressioni cliniche in pazienti con melanoma avanzato, mostrando anche tossicità immunocorrelata.
Vincenzo Cerundolo e colleghi dimostrano che la co-iniezione di cellule natural killer invarianti T (iNKT) con proteine antigeniche migliora la risposta specifica delle cellule T CD4 e CD8. Questo meccanismo è stato utilizzato in clinica per avviare risposte antigene-specifiche da parte dei linfociti T e B.
Benoit Van den Eynde dimostra che spesso i tumori esprimono l'enzima triptofano-degradante indoleamine 2 3-dioxygenase (IDO) ed in tal modo resistono al rigetto immunitario. Questo lavoro apre la strada alla ricerca di inibitori IDO per aumentare l'efficacia dei vaccini contro il cancro.
Sotto la direzione di Michele Maio nasce il reparto di Immunoterapia Oncologica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese(AOUS), centro di riferimento per l’immunoncologia in Italia e nel mondo.
Shimon Sakaguchi e colleghi scoprono che il fattore di trascrizione Foxp3 (abbreviazione di Forkhead box P3) ha una funzione fisiologica importante nel controllo della risposta immunitaria, garantendo la tolleranza immunologica ed evitando il fenomeno dell'autoimmunità. Poco dopo Alexander Rudensky, Roli Khattri e Fred Ramsdell riferiscono su “Nature Immunology“ che il Foxp3 viene espresso dalle cellule regolatorie CD4+CD25+ e ne programma il loro sviluppo e la loro funzione.
La Food and Drug Administration approva tositumomab, un anticorpo antiIgG2a anti CD20, derivato da cellule immortali di topo, per il trattamento del linfoma follicolare (non Hodgkin).
La Food and Drug Administration approva due nuovo molecole per il trattamento del cancro metastatico del colon retto: gli anticorpi monoclonali cetuximab, in grado d’inibire l'attività di una proteina chiamata fattore di crescita epidermico (EGFR), sovraespressa in alcuni tipi di cancro, e bevacizumab, in grado di bloccare l'attività del fattore di crescita vascolare endoteliale (VEGF), che stimola l'angiogenesi.
Uno studio clinico di fase 1, condotto presso the Weill Medical College dell’Università Cornell, dimostra che il vaccino con un antigene ricombinante proteico cancro-specifico può indurre una piena risposta immunitaria mediata da anticorpi, cellule T CD4+ e cellule T CD8+. Nello studio, i pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule sono stati trattati con un vaccino costituito da antigene MAGE-3 combinato con l’adiuvante immunologico AS02B, riscontrando una risposta delle cellule T e degli anticorpi specifici MAGE-3.
Michele Maio e Giorgio Parmiani fondano a Siena il Network Italiano per la Bioterapia dei Tumori (NIBIT), che riunisce i principali gruppi nazionali che si occupano di ricerca clinica e pre-clinica nell'ambito della bioterapia dei tumori umani. Michele Maio è attualmente presidente del NIBIT e dell’omonima Fondazione, istituita nel 2012.
Gabriel Rabinovich ed il suo team del Cancer Research Institute giungono ad identificare una nuova strategia utilizzata dai tumori per sfuggire alla risposta immunitaria che è mediata dalla secrezione della proteina galectina-1.
Wolf Hervé Fridman e Jérôme Galon riferiscono sul “New England Journal of Medicine and Science” di aver svolto approfondimenti quantitativi nelle variabili del sistema immunitario coinvolte nel decorso clinico e nella prognosi del cancro del colon-retto e dimostrano che tipo, densità e posizione delle cellule immunitarie all'interno di campioni tumorali si sono rivelati dei migliori indicatori di sopravvivenza del paziente rispetto ai precedenti criteri patologici di stadiazione tumorale.
Rong-Fu Wang e colleghi descrivono per la prima volta un meccanismo che può invertire la soppressione immunitaria da parte delle cellule T regolatorie, mediata da recettori di tipo Toll.
Daniel E. Speiser e colleghi dimostrano che linfociti citotossici cancro-specifici sono fortemente attivati dopo la vaccinazione con peptidi e oligonucleotidi CpG, e ciò rappresenta il momento topico nella formulazione del vaccino sintetico contro il cancro. I linfociti T cancro-specifici diventano particolarmente efficienti in vivo e ciò è strettamente correlato con la sopravvivenza dei pazienti con melanoma.
Il Cancer Research Institute finanzia il gruppo di ricerca guidato dall’australiano Ian Frazer per uno studio di fase 1b sull'infezione da virus HPV. Questi studi conducono allo sviluppo dei vaccini preventivi per il cancro del collo dell'utero.
Christophe Lurquin, Thierry Boon e Pierre Coulie dimostrano che la regressione post-vaccino nel melanoma coinvolge i linfociti T tumore-specifici, alcuni dei quali già presenti prima della vaccinazione. Ciò suggerisce che l’immunosoppressione prevale sui tumori prima della vaccinazione.
David Raulet e colleghi mostrano che la risposta al danno al DNA, una cascata di chinasi indotta nelle cellule tumorali in fase iniziale, porta le cellule tumorali a mostrare ligandi in grado di attivare le cellule natural killer contro le cellule tumorali.
Chen Dong e Casey Weaver individuano una nuova linea cellulare, T helper 17 (Th17), capace di esprimere un pattern citochinico specifico e di avere un ruolo nella risposta immunitaria dell’organismo. Le cellule Th17 si sono mostrate fondamentali nelle malattie infiammatorie e nel cancro.
Reshma Singh, nel laboratorio di Yvonne Paterson, segnala il successo di un nuovo vaccino contro il cancro al seno testato nei topi utilizzando batteri Listeria monocytogenes geneticamente modificati per la produzione di HER-2/neu, un oncogene sovraespresso nel cancro della mammella, dell'ovaio, del polmone, del pancreas e nei tumori gastrointestinali. Tale vaccino si è rivelato in grado di stimolare risposte immunitarie specifiche per un numero più ampio di HER-2 /neu - epitopi di antigeni rispetto ai tentativi precedenti.
Steven A. Rosenberg e colleghi dimostrano che un elevato numero di linfociti T transdotti con i geni del recettore delle cellule T può essere impiegato nel trattamento di pazienti con melanoma.
La Food and Drug Administration approva due nuovi farmaci, talidomide e lenalidomide, per il trattamento di pazienti con mieloma multiplo.
Daniel Speiser, Pedro Romero e colleghi dimostrano che un vaccino sintetico può rapidamente suscitare forti risposte specifiche delle cellule T CD8 + nella maggior parte dei pazienti.
La Food and Drug Administration approva il vaccino contro il cancro del collo dell'utero, in grado di proteggere contro due tipi di HPV responsabili di circa il 70 per cento dei casi di cancro della cervice uterina, uno dei tumori più comuni nel mondo.
La Food and Drug Administration approva panitumumab, un anticorpo monoclonale anti-EGFR per il trattamento del cancro del colon-retto metastatico. Generato da topi transgenici con geni di immunoglobulina umana, panitumumab è il primo anticorpo monoclonale interamente umano approvato per la terapia del cancro.
Il primo trial clinico sull’interferone neoadiuvante (UPCI 00-008) rivela effetti immunologici mediati attraverso la modulazione di STAT3 e cellule dendritiche e risposte delle cellule T nei confronti del melanoma.
Gabriel Rabinovich e il suo team scoprono un nuovo meccanismo dell'omeostasi delle cellule T, basato sulla glicosilazione differenziale di sottoinsiemi di cellule T helper.
Gli anticorpi specifici CTLA-4 si rivelano in grado di indurre risposte tumorali nel cancro del rene e in quello della prostata.
Jérôme Galon e Wolf Hervé Fridman introducono il concetto di "immune contexture" - collegando natura, densità, orientamento funzionale e posizionamento delle cellule immunitarie nel tumore - per definire la prognosi di pazienti affetti da cancro.
Una ricerca internazionale guidata da Lloyd J. Old, Robert Schreiber e Mark Smyth fornisce la prima dimostrazione dell’esistenza di un equilibrio tra sistema immunitario e cancro.
Stanley Riddell, Philip Greenberg, Michael Jensen e altri riferiscono uno studio clinico che dimostra che le cellule T ingegnerizzate con recettori chimerici per l'antigene inducono risposte cliniche nei pazienti con linfomi a cellule B.
Viene sviluppato un frammento di anticorpo ricombinante bispecifico, avente come target l'antigene CD19 sul linfoma a cellule B e l'antigene CD3 sulle cellule T, utilizzando le cellule T per uccidere le cellule tumorali. Questi anticorpi sono chiamati ''BiTE'', dall'inglese Bispecific cell T Engager.
Il vaccino terapeutico contro il cancro del rene, sviluppato da Pramod Srivastava, viene approvato per la prima volta in Russia.
Danila Valmori e Maha Ayyoub identificano un nuovo epitopo NY-ESO-1, espresso dalla metà del caucasici ed immunodominante. Questa scoperta è fondamentale per il monitoraggio immunologico dei processi di vaccinazione aventi come obiettivo l'antigene tumorale NY-ESO-1.
Chen Dong e altri identificano la proteina BCL6, fattore di trascrizione fondamentale che disciplina la differenziazione e la funzione delle cellule T helper follicolari (TFH). La proteina BCL6 spesso muta in linfoma diffuso a grandi cellule B, il tipo più comune di linfoma negli adulti, pari al 30% - 40% delle nuove diagnosi di linfoma non-Hodgkin e contribuisce alla patogenesi della malattia.
Anjana Rao, Mamta Tahiliani e L. Aravind scoprono l'attività enzimatica delle proteine TET, che ricoprono un ruolo importante nel mantenimento della stabilità del genoma. La perdita di funzionalità e le mutazioni delle proteine TET2 sono frequenti nelle sindromi mielodisplastiche e nelle neoplasie mieloproliferative, tra cui la mielomonocitica cronica ed il linfoma mieloide acuta.
Un vaccino terapeutico, sviluppato da Cornelis (Kees) Melief e da Sjoerd Van Der Burg presso il Centro Medico universitario di Leiden, Paesi Bassi, mostra risposte durature complete in alcune donne con neoplasie intraepiteliali vulvari HPV-16 +, una malattia che normalmente ha un tasso di regressione spontanea inferiore al 2 per cento.
Ofatumumab, anticorpo monoclonale avente come bersaglio la proteina CD20, viene approvato dalla FDA - Food and Drug Administration per il trattamento della leucemia linfatica cronica.
Ryuzo Ueda e colleghi riferiscono l’eliminazione di cellule leucemiche da anticorpi CCR4 in pazienti affetti da leucemia a cellule T dell’adulto, detta ATL (Adult T cell Leukemia).
Un anticorpo monoclonale specifico anti PD-1-induce frequenti regressioni tumorali in pazienti con melanoma avanzato, cancro renale, cancro del polmone e cancro del colon, con tassi molto bassi di tossicità.
La FDA – Food and Drug Administration approva l'uso di sipuleucel-T per il trattamento del cancro alla prostata. Sipuleucel-T è il primo vaccino per il trattamento del cancro umano ad essere approvato negli Stati Uniti. Questo vaccino dimostra per la prima volta un beneficio di sopravvivenza in uno studio di fase III, conferendo un vantaggio di sopravvivenza complessiva di quattro mesi negli uomini con tumore avanzato della prostata resistente alla castrazione.
Un anticorpo monoclonale specifico CTLA-4-, ipilimumab, risulta essere il primo agente nella storia in grado di fornire un vantaggio di sopravvivenza nei pazienti con melanoma avanzato in uno studio randomizzato di fase III.
Daniel E. Speiser e altri ricercatori del CVC - the Cancer Vaccine Collaborative - eseguono la prima analisi di espressione genica dei linfociti T CD8 + cancro-specifica, dimostrando che la disfunzione dei linfociti nel tessuto del cancro è causa di molteplici alterazioni molecolari, similmente a quanto avviene nelle cellule T "esaurite" in pazienti con infezione cronica . Questi dati forniscono nuovi bersagli farmacologici e mostrano che l'esaurimento delle cellule T è reversibile e limitato a siti anatomici della malattia.
Lee M. Nadler, Naoto Hirano, Marcus O. Butler e altri ricercatori del CVC - the Cancer Vaccine Collaborative – riferiscono che una nuova tecnologia che utilizza cellule presentanti l'antigene artificiali (AAPC) potrebbe migliorare la terapia adottiva di cellule T CD8+ cancro-specifica. In uno studio condotto su nove pazienti con melanoma avanzato, la tecnologia AAPC indurrebbe un aumento a lungo termine delle cellule T CD8 + specifiche per tumore.
Douglas Hanahan e Robert Weinberg pubblicano un fondamentale aggiornamento della loro pubblicazione, “The Hallmarks of Cancer”, aggiungendo alla lista delle caratteristiche del cancro la capacità da parte dei tumori di eludere il sistema immunitario, sottolineando come l’infiammazione indotta del sistema immunitario possa favorire lo sviluppo del cancro.
Douglas J. Schwartzentruber ed altri colleghi dell’M. D. Anderson Cancer Center - University of Texas dimostrano che i pazienti con melanoma metastatico sottoposti ad alte dosi di interleuchina-2 (IL-2) associate a vaccino peptidico ottengono un significativo miglioramento nella risposta clinica complessiva, fornendo un'ulteriore convalida circa l’approccio immunologico per il trattamento del cancro.
Ricercatori del National Cancer Institute’s Center for Cancer Research di Bethesda, Maryland, guidati dal Dr. Steven A. Rosenberg, dimostrano che l'immunoterapia adottiva con cellule T CD8+ geneticamente modificate per riconoscere l’antigene NY-ESO-1 indurrebbe significativi regressioni tumorali nei pazienti con sarcoma sinoviale metastatico e con melanoma.
La Food and Drug Administration approva l'anticorpo monoclonale CTLA-4 ipilimumab per il trattamento del melanoma metastatico: si tratta del primo farmaco immunoterapico che si dimostra in grado di prolungare la sopravvivenza nei casi di melanoma metastatico.
Utilizzando una tecnica innovativa per modificare geneticamente le cellule T per il trasferimento adottivo, Carl June, Michael Kalos, David Porter, Bruce Levine e altri colleghi della School of Medicine dell'Università della Pennsylvania ottengono risposte cliniche in pazienti affetti da leucemia linfocitica cronica, tra cui due complete e prolungate (un anno), accompagnate da espansione in vitro e persistenza funzionale a lungo termine delle cellule geneticamente modificate.
La Food and Drug Administration approva un nuovo anticorpo monoclonale chimerico uomo-topo per il trattamento del linfoma di Hodgkin e del linfoma a grandi cellule anaplastico.
Il Nobel per la medicina e la fisiologia del 2011 viene assegnato a Bruce A. Beutler e Jules A. Hoffman per le loro scoperte sui meccanismi di attivazione dell'immunità innata e a Ralph Steinman per la scoperta delle cellule dendritiche e del loro ruolo nell'immunità adattativa.
Sebastian Amigorena e colleghi dimostrano che le cellule T regolatorie svolgono un ruolo decisivo nella risposta immunitaria primaria. L’esaurimento delle cellule T regolatorie induce l'attivazione e l'espansione di una popolazione di cellule T CD8+ a bassa avidità, che stabilizza le interazioni tra cellule dendritiche presentanti l'antigene e le cellule T a bassa avidità. Questi risultati suggeriscono che le cellule T regolatorie svolgono un ruolo critico nell’ induzione di risposte primarie ad alta avidità e di memoria.
Membri del Cancer Immunotherapy Consortium del Cancer Research Institute di New York e del Association for Cancer Immunotherapy di Mainz, Germania, annunciano il completamento dell’analisi sulle cellule t “Minimal Information About T cell Assays” (MIATA).Il monitoraggio delle cellule T negli studi clinici e le nuove linee guida contribuiscono ad accelerare i progressi nello sviluppo dell’immunoterapia contro il cancro, rendendo l'interpretazione dei dati ed il loro confronto più facile per i ricercatori.
Grande entusiasmo per i risultati di uno studio di fase I sull’ anticorpo anti-PD-1 che mostra che, su un campione di 236 pazienti con vari tipi di cancro, il trattamento determina la riduzione del tumore nel 28% dei pazienti con melanoma, nel 30 per cento dei pazienti con cancro del rene e nel 18 per cento dei pazienti affetti da carcinoma polmonare avanzato non a piccole cellule.
Utilizzando cellule T geneticamente modificate per colpire le cellule tumorali, Carl H. June, Michael Kalos e colleghi ottengono un elevato tasso di risposta (89%) in pazienti con leucemia linfoblastica acuta (ALL).
In due pubblicazioni, Laurence Zitvogel, Guido Kroemer e colleghi e Giorgio Trinchieri, Yasmine Belkaid, e colleghi dimostrano che la flora intestinale aiuta a formare la risposta immunitaria anti-cancro mediando i suoi effetti sul microambiente tumorale.
Attraverso il programma “Clinical Accelerator” il Cancer Research Institute porta in sperimentazione due nuovi farmaci inibitori di checkpoint: MEDI4736 (anti-PD-L1) e tremelimumab (anti-CTLA-4). La sperimentazione avviene in uno studio di fase I per pazienti con sei diversi tipi di cancro, tra cui cancro del colon-retto, del collo dell'utero, della testa-collo, del rene, del polmone e cancro ovarico.
Michel Sadelain, Renier Brentjens, Isabelle Riviere e colleghi trattano cinque pazienti adulti affetti da leucemia linfoblastica acuta a cellule B (BALL) in recidiva con linfociti T chimerici e tutti e cinque ottengono una risposta completa. Tale risultato costituisce un’efficace base per la terapia con trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche.
La rivista americana Science, una delle più prestigiose in campo medico, dichiara l’immunoterapia “innovazione scientifica dell’anno 2013”.
Mario Sznol annuncia che secondo uno studio di fase Ib sul melanoma avanzato trattato con nivolumab (un inibitore anti PD-1) e ipilimumab (inibitore anti CTLA4) i tassi di sopravvivenza ad uno ed a due anni sono del 94% e 88%.
Steven A. Rosenberg annuncia dati di successo della fase 1/2a del trial clinico condotto su pazienti con linfoma aggressivo non-Hodgkin trattati con terapia CAR T. Otto su tredici pazienti con tumore maligno avanzato delle cellule B hanno mostrato remissione completa, mentre quattro hanno mostrato remissioni parziali. Il risultato complessivo è stato un tasso di risposta obiettiva del 92%. Inoltre, quattro dei sette pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B refrattario alla chemioterapia hanno mostrato remissioni complete. Ciò rappresenta solo la prima conferma del successo del trattamento di linfoma diffuso a grandi cellule B con cellule anti-CD19 CAR T.
Ming Li, Eric Pamer e colleghi dimostrano che la crescita tumorale mammaria induce l'accumulo di macrofagi associati al tumore (TAM) che sono fenotipicamente e funzionalmente distinti da macrofagi del tessuto mammario (MTM). L'esaurimento dei macrofagi associati al tumore, ma non di quelli del tessuto mammario, ripristina le risposte tumore-infiltrante delle cellule T citotossiche e sopprime la crescita tumorale.
La statunitense Food and Drug Administration (FDA) approva ramucirumab per trattare l’adenocarcinoma della giunzione gastroesofagea o gastrico in stadio avanzato.
Kunle Odunsi e colleghi dimostrano che un farmaco chiamato decitabina aumenta l'efficacia di un vaccino progettato per suscitare una risposta immunitaria contro il cancro ovarico.
Elizabeth Jaffee e colleghi dimostrano un beneficio di sopravvivenza nei pazienti con carcinoma pancreatico trattati con la combinazione di GVAX Pancreas e vaccini contro il cancro CRS-207 in uno studio di fase II. La sopravvivenza media dei pazienti trattati con tale combinazione (detta Breakthrough Terapia) è stata di 6,1 mesi rispetto a 3,9 mesi.
La Food and Drug Administration annuncia l'approvazione accelerata per pembrolizumab contro il melanoma avanzato non resecabile.
Blinatumomab vieneapprovato dalla FDA per il trattamento delle cellule B nella leucemia linfoblastica acuta (ALL): un anticorpo monoclonale, il primo appartenente ad una nuova classe di anticorpi bispecifici chiamati BiTE (bi-specific T-cell engagers), che esercitano un'azione selettiva e dirigono il sistema immunitario umano selettivamente contro le cellule tumorali.
La FDA annuncia l'approvazione accelerata di una combinazione di farmaci immunoterapici (ipilimumab e nivolumab) per il trattamento di prima linea del melanoma avanzato. Si tratta di due inibitori del checkpoint immunitario in grado di eliminare le limitazioni alla maggior parte delle risposte immunitarie mediate dalle cellule T, rendendo così più efficace l’attacco al cancro.
La terapia anti-PD-1 pembrolizumab riceve approvazione da parte della FDA anche per il trattamento di seconda linea contro il tumore del polmone, per essere utilizzata contro il carcinoma squamoso e non-squamoso non a piccole cellule del polmone, nei casi di mancata risposta alla chemioterapia. Inoltre, la FDA amplia le indicazioni di nivolumab, includendo anche i pazienti con cancro al polmone non a piccole cellule che non rispondono alla chemioterapia.
L’FDA approva ipilimumab per il trattamento adiuvante del melanoma di stadio III.
La Food and Drug Administration approva un nuovo tipo di immunoterapia per il trattamento del melanoma avanzato: si tratta di una terapia di virus oncolitici, cioè virus geneticamente modificati ed ottimizzati per uccidere le cellule tumorali. Il virus impiegato è una versione modificata del virus herpes simplex I.
Daratumumab è il primo anticorpo monoclonale per il trattamento di pazienti affetti da mieloma multiplo approvato dalla Food and Drug Administration.
Nivolumab, un inibitore del checkpoint immunitario PD-1, viene approvato per il trattamento del carcinoma metastatico a cellule renali, la forma più comune di cancro del rene.
La FDA approva elotuzumab, il secondo anticorpo monoclonale per il trattamento dei pazienti con mieloma multiplo. Il target molecolare di questo anticorpo monoclonale umanizzato è l'antigene SLAM family member 7 (gene SLAMF7) noto anche come CD319.
La Food and Drug Administration approva l’inibitore del checkpoint immunitario PD-1 (nivolumab) per il trattamento del linfoma di Hodgkin e per il trattamento del carcinoma a cellule squamose di testa e collo (HNSCC, dall'inglese Head and Neck Squamous Cell Carcinoma).
La Fondazione NIBIT e l’Immunoterapia Oncologica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese, entrambe dirette da Michele Maio, entrano nel progetto TESLA ( Tumor neoantigEn SeLection Alliance) collaborando con il Parker Institute for Cancer Immunotherapy e con il Cancer Research Institute nella ricerca sui Neoantigeni del cancro.
La Food and Drug Administration approva atezolizumab contro il tipo più comune di cancro alla vescica e contro il cancro al polmone non a piccole cellule. Atezolizumab agisce come immunomodulatore, bloccando il ligando della proteina della morte cellulare programmata, noto come PD-L1.
La Food and Drug Administration approvano pembrolizumab, un anticorpo monoclonale anti-PD-1, per il trattamento del carcinoma a cellule squamose di testa e collo e per il carcinoma metastatico al polmone non a piccole cellule.
La Food and Drug Administration approva l'anticorpo monoclonale olaratumab per la terapia dei sarcomi dei tessuti molli nei casi in cui chirurgia e radioterapia non si rivelino trattamenti idonei.
La Food and Drug Administration approva l’anticorpo monoclonale daratumumab per il trattamento di pazienti con mieloma multiplo che hanno ricevuto almeno tre trattamenti precedenti.
L’inibitore del checkpoint immunitario PD-1 (nivolumab) viene approvato dalla Food and Drug Administration anche per il trattamento di tumori uroteliali in stadio avanzato.
L’Agenzia Italiana del Farmaco AIFA approva nivolumab per il trattamento del carcinoma a cellule renali avanzato dopo precedente terapia negli adulti.
Inoltre nivolumab riceve approvazione in regime di rimborsabilità SSN anche per il trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) localmente avanzato o metastatico dopo una precedente chemioterapia negli adulti.
Pubblicati sul Journal of Clinical Oncology (JCO) i risultati del primo studio randomizzato di fase III che dimostra un significativo miglioramento in pazienti con carcinoma gastrico in fase avanzata.
Primi risultati promettenti pubblicati su Lancet Oncology del trial di fase II con nivolumab nel trattamento del carcinoma a cellule squamose del canale anale, refrattario alla chemioterapia e radioterapia.
L’anti PD-1 pembrolizumab viene approvato dall’ FDA anche per il trattamento del linfoma di Hodgkin classico (CHL classical Hodgkin lymphoma).
L’anticorpo monoclonale anti-PD-1 nivolumab in combinazione con ipilimumab, altro anticorpo inibitore di un checkpoint immunitario (CTLA-4), porta all’aumento della sopravvivenza libera da progressione (PFS) nei pazienti con melanoma metastatico naïve al trattamento rispetto al solo ipilimumab. Il dato, dalle molte implicazioni, emerge dallo studio di fase III CheckMate 067, presentanto al congresso dell’American Association for Cancer Research Washington.
Il 16% dei pazienti con tumore del polmone trattati con la molecola immunoterapica nivolumab è vivo a 5 anni, rendendo così possibile parlare di sopravvivenza a lungo termine in una delle neoplasie più frequenti. Il dato emerge dallo studio di fase I CA209-003, presentato al congresso dell'American Association for Cancer Research (AACR) di Washington.
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